Viola aveva bisogno di distrazioni.
Viola era da un pezzo che non provava il batticuore per una persona nuova. Il fantasma della delusione precedente la rincorreva nei momenti di stanchezza la sera e i weekend non le profilavano che l'interminabile lista di casi umani senza speranza.
Finché una mattina, entrando a lavoro un po' più tardi rispetto al suo tradizionale orario da stakanovista, fa una corsetta alla sliding doors per non perdere la corsa dell'ascensore e si ritrova a due centimetri dal naso lui.
Lui: ovvero un dio greco. Alto, occhi di ghiaccio, lineamenti delicati ma maschili, sguardo gentile, eleganza da signore ma sorriso da ragazzo, abbottonato nel suo completo che pareva essergli stato disegnato addosso, con quel modo di fare che ogni centimetro d'aria che spostava sembrava vibrare di luce.
Dove cazzo era stato finora?
O forse.. di che cosa aveva foderato gli occhi Viola finora?
Da quel giorno la settimana feriale si riempì di colore e significato.
Viola la mattina puntava la sveglia mezz'ora prima del previsto e si metteva giù da gara che manco se Johnny Depp la invitasse fuori a cena. La prima ad entrare in ufficio, l'ultima ad abbandonare l'azienda. Capelli perfetti, sorriso smagliante e sempre attrezzatissima di monete per mille pause caffè. Oggi l'abito a fiori vedo non vedo, domani il jeans a sigaretta e rossetto rosso fuoco, un altro giorno era il turno del tubino in pelle. Cotanto ormone femminile nell'aria non poteva passare inosservato, e il nostro marcantonio cominciò a ricambiare qualche sorriso.
Gli sguardi in mensa si sprecavano, e anche il rancio più immangiabile svoltava la riconsegna del vassoio in un'occasione di flirt. Apriti cielo quando Viola decise di condividere questa sua cotta con la compagna di scrivania che, in posizione strategica con vista su macchinetta del caffè, con un geniale colpo di tosse non mancava di segnalare la tanto gradita presenza in territorio di caccia.
Ma gli sguardi non evolvono. Sono sempre accerchiati da sciami di colleghi e quelle poche volte che si incrociano da soli, l'imbarazzo e il silenzio. Visti da fuori fanno quasi tenerezza, l'adolescenza in azienda. Viola ormai cammina sui muri e pensa che deve creare la situazione adatta per poter creare confidenza e contatto con occhi di ghiaccio.
Passano i mesi e la situazione non cambia. Alterna allevamenti di farfalle nello stomaco a disperati tentativi di soffocamento ormonale. Ma niente, lui la guarda sempre di più e il silenzio è di volta in volta sempre più imbarazzante.
Quando una sera succede l'inaudito. La collega uscendo prima segnala la presenza di Mr. Camera Caffè ai distributori con un messaggino su WhatsApp, che Viola vede all'istante, ma non apre. Si sporge con la sedia verso il corridoio per capire se lui è ancora lì e se è solo, slitta quindi un po' più in là con il telefono in mano nel silenzio dell'open space ormai quasi deserto. Sono quasi le otto di sera e l'azienda si sta man mano svuotando. Ed eccola lì, in posizione voyeur con il telefono in mano, quando la fidata collega, temendo che il suo WhatsApp non fosse stato visto, decide di chiamarla nel preciso istante in cui Viola, protesa verso il corridoio, scopre lui nella medesima posizione dal lato opposto della vetrata intento ad allungare il collo in direzione della sua scrivania. Imbarazzo totale. Con una nonchalance d'altri tempi Viola allunga il passo e finge di essersi alzata per rispondere al telefono, nel contemporaneo azzera la suoneria e capisce cosa sia più giusto fare: raggiungerlo alla macchinetta, o suicidarsi dal terzo piano?
Deglutisce e decide per la prima. Imbarazzata come nuda in mezzo ad una folla, guarda ovunque meno che davanti a se. Lui è lì che cammina avanti e indietro. Lei si avvicina, lui si ferma, le sorride, inclina la testa e con un filo di voce sussurra "bhe... ciao". Lei riesce a rispondere con un timido "Ciao" mentre spalmata sul distributore d'acqua pensa che deve dirgli qualcosa. Lui alle sue spalle continua a sgranocchiare patatine, allora Viola, imbarazzata come poche, fa un tenue commento sulla sua cena. Lui, nel tentativo di rispondere, quasi muore soffocato, e Viola, che può essere paragonata a tutto in quel momento ma meno che ad un felino predatore, scappa mortificata alla sua scrivania chiedendosi il perché di quell'incontro.
Doveva fare qualcosa.
Allora la follia. Prende un post-it dal cassetto e con calligrafia che manco un amanuense certi arabeschi, scrive poche parole di getto. Non si firma, ma imposta su WhatsApp il fatto che la sua foto profilo non sia visibile ai non contatti telefonici. Un messaggio anonimo ma, come una caccia al tesoro, con possibilità di indizio. O contatto, per chi vuole giocare.
Ma quando piazzarglielo? Torna a casa e pensa e ripensa. Forse l'idea del post-it è una cagata pazzesca, forse una figata micidiale. Forse chi non risica non rosica, o forse passerai per una stalker.
Ma Viola la conosciamo, è inarrestabile e se ha pensato ad una cosa, necessariamente la deve attuare.
Ci pensa e ripensa tutta la notte. Non dorme, si rotola nel letto e decide di lasciare al caso.
Il caso vuole che il giorno successivo alle 5 è sveglia a fissare il soffitto.
Solito tradizionale rituale di bellezza con tutta la calma di questo mondo.
Solito tradizionale rituale di bellezza con tutta la calma di questo mondo.
Esce di casa e la metro è vuota.
Entra in azienda, gira attorno al palazzo ed entra dal retro.
Sale le scale di marmo, il rumore dei suoi passi riecheggia nel corridoio di sicurezza, nessun altro rumore umano oltre a lei.
Entra nella penombra dell'open space dei merchandisers, uno stanzone con più di 30 scrivanie.
Comincia l'attraversata, lentamente.
Con il cuore in gola guarda con terrore a destra e sinistra, nessuno.
Procede.
Piano piano, si avvicina all'ultima tavolata sulla sinistra, la sua.
Un ultimo sguardo al lato destro: paralizzata. Bruce Springsteen la guarda fiero dal desktop di un pc.
Chi cazzo è già al lavoro oltre a me?
Tachicardia.
Si avvicina. nessuno. Solo spreco di corrente elettrica.
Così si ritrova trattenendo il respiro davanti alla sua postazione. Montagne di risme di carta. Il suo pc.
Lo faccio o non lo faccio?
E come un tuffo dagli scogli Viola, in un raptus di coraggio, apre il portatile del suo amore platonico e infila il famigerato post-it giallo dentro, sporge verso l'esterno di appena mezzo millimetro. Richiude il pc, e scappa verso il suo openspace. Tempo cronometrato dell'intera operazione: due secondi.
Ride di gusto. Ride a prescindere. Ride nel pensare lei fissare nel buio le scrivanie. Ride pensando all'espressione di lui quando aprirà il pc. Ride perché è viva.
Ora, stanno assieme? Hanno dei bambini bellissimi vestiti griffati? Sono usciti per una birra e hanno trascorso l'intera notte a fare sesso selvaggio? Dopo mesi di sguardi e bigliettini da tempo delle mele, cos'è successo?
Assolutamente niente. Lui non ha risposto, e dopo esser scomparso per una settimana è riapparso come se nulla fosse. Viola chiaramente se l'è messa via, se la ride al pensiero di quel post-it all'alba, ma nel dubbio, ha riattivato la foto su WhatsApp, ed ora ha un bel bikini giallo fosforescente e tante tette in mostra.