giovedì 16 giugno 2016

Ormoni da pausa caffè


Viola aveva bisogno di distrazioni.
Viola era da un pezzo che non provava il batticuore per una persona nuova. Il fantasma della delusione precedente la rincorreva nei momenti di stanchezza la sera e i weekend non le profilavano che l'interminabile lista di casi umani senza speranza.
Finché una mattina, entrando a lavoro un po' più tardi rispetto al suo tradizionale orario da stakanovista, fa una corsetta alla sliding doors per non perdere la corsa dell'ascensore e si ritrova a due centimetri dal naso lui.


Lui: ovvero un dio greco. Alto, occhi di ghiaccio, lineamenti delicati ma maschili, sguardo gentile, eleganza da signore ma sorriso da ragazzo, abbottonato nel suo completo che pareva essergli stato disegnato addosso, con quel modo di fare che ogni centimetro d'aria che spostava sembrava vibrare di luce.

Dove cazzo era stato finora?

O forse.. di che cosa aveva foderato gli occhi Viola finora?

Da quel giorno la settimana feriale si riempì di colore e significato.
Viola la mattina puntava la sveglia mezz'ora prima del previsto e si metteva giù da gara che manco se Johnny Depp la invitasse fuori a cena. La prima ad entrare in ufficio, l'ultima ad abbandonare l'azienda. Capelli perfetti, sorriso smagliante e sempre attrezzatissima di monete per mille pause caffè. Oggi l'abito a fiori vedo non vedo, domani il jeans a sigaretta e rossetto rosso fuoco, un altro giorno era il turno del tubino in pelle. Cotanto ormone femminile nell'aria non poteva passare inosservato, e il nostro marcantonio cominciò a ricambiare qualche sorriso.


Gli sguardi in mensa si sprecavano, e anche il rancio più immangiabile svoltava la riconsegna del vassoio in un'occasione di flirt. Apriti cielo quando Viola decise di condividere questa sua cotta con la compagna di scrivania che, in posizione strategica con vista su macchinetta del caffè, con un geniale colpo di tosse non mancava di segnalare la tanto gradita presenza in territorio di caccia.

Ma gli sguardi non evolvono. Sono sempre accerchiati da sciami di colleghi e quelle poche volte che si incrociano da soli, l'imbarazzo e il silenzio. Visti da fuori fanno quasi tenerezza, l'adolescenza in azienda. Viola ormai cammina sui muri e pensa che deve creare la situazione adatta per poter creare confidenza e contatto con occhi di ghiaccio.

Il cocktail di Natale pareva un'occasione perfetta. Viola sceglie le scarpe meno sobrie dell'armadio e non mangia per una settimana per calzare perfettamente il vestito prescelto. Le colleghe appena arrivate, ignare dei sordidi obiettivi della serata, fanno trangugiare alla nostra Giulietta una quantità imprecisata di Negroni in tempi che manco a Giochi senza Frontiere sarebbero stati così serrati, abbandonando però la scena in meno di un'ora. Impensabile, lei doveva procrastinare nel disperato tentativo di acchiappare l'imprendibile Romeo! Così Viola arruola simultaneamente un ragazzo gay conosciuto tra il secondo e il terzo bicchiere, e come due amici di infanzia, tra il quarto e il quinto suggellano la loro amicizia passando al gin tonic. La serata continua così, scoprendo una notissima Signora della moda a mangiare ravioli in piedi di fianco al buffet, e con lancio di bicchiere in aria che schiantandosi in mille frammenti, urla a Viola "vai a casa". Abbandona così la festa Cenerentola, ma con entrambe le scarpe, senza fare i conti con la propria vescica. La fermata della metro è troppo lontana, ma anche la toilet del bar di cinesi lungo la strada, così Viola torna a casa sola, sbronza, ma regina incontrastata di un'auto pioggia dorata.

Passano i mesi e la situazione non cambia. Alterna allevamenti di farfalle nello stomaco a disperati tentativi di soffocamento ormonale. Ma niente, lui la guarda sempre di più e il silenzio è di volta in volta sempre più imbarazzante.

Quando una sera succede l'inaudito. La collega uscendo prima segnala la presenza di Mr. Camera Caffè ai distributori con un messaggino su WhatsApp, che Viola vede all'istante, ma non apre. Si sporge con la sedia verso il corridoio per capire se lui è ancora lì e se è solo, slitta quindi un po' più in là con il telefono in mano nel silenzio dell'open space ormai quasi deserto. Sono quasi le otto di sera e l'azienda si sta man mano svuotando. Ed eccola lì, in posizione voyeur con il telefono in mano, quando la fidata collega, temendo che il suo WhatsApp non fosse stato visto, decide di chiamarla nel preciso istante in cui Viola, protesa verso il corridoio, scopre lui nella medesima posizione dal lato opposto della vetrata intento ad allungare il collo in direzione della sua scrivania. Imbarazzo totale. Con una nonchalance d'altri tempi Viola allunga il passo e finge di essersi alzata per rispondere al telefono, nel contemporaneo azzera la suoneria e capisce cosa sia più giusto fare: raggiungerlo alla macchinetta, o suicidarsi dal terzo piano?
Deglutisce e decide per la prima. Imbarazzata come nuda in mezzo ad una folla, guarda ovunque meno che davanti a se. Lui è lì che cammina avanti e indietro. Lei si avvicina, lui si ferma, le sorride, inclina la testa e con un filo di voce sussurra "bhe... ciao". Lei riesce a rispondere con un timido "Ciao" mentre spalmata sul distributore d'acqua pensa che deve dirgli qualcosa. Lui alle sue spalle continua a sgranocchiare patatine, allora Viola, imbarazzata come poche, fa un tenue commento sulla sua cena. Lui, nel tentativo di rispondere, quasi muore soffocato, e Viola, che può essere paragonata a tutto in quel momento ma meno che ad un felino predatore, scappa mortificata alla sua scrivania chiedendosi il perché di quell'incontro.


Doveva fare qualcosa.

Allora la follia. Prende un post-it dal cassetto e con calligrafia che manco un amanuense certi arabeschi, scrive poche parole di getto. Non si firma, ma imposta su WhatsApp il fatto che la sua foto profilo non sia visibile ai non contatti telefonici. Un messaggio anonimo ma, come una caccia al tesoro, con possibilità di indizio. O contatto, per chi vuole giocare.
Ma quando piazzarglielo? Torna a casa e pensa e ripensa. Forse l'idea del post-it è una cagata pazzesca, forse una figata micidiale. Forse chi non risica non rosica, o forse passerai per una stalker.
Ma Viola la conosciamo, è inarrestabile e se ha pensato ad una cosa, necessariamente la deve attuare.


Ci pensa e ripensa tutta la notte. Non dorme, si rotola nel letto e decide di lasciare al caso.
Il caso vuole che il giorno successivo alle 5 è sveglia a fissare il soffitto.
Solito tradizionale rituale di bellezza con tutta la calma di questo mondo.
Esce di casa e la metro è vuota.
Entra in azienda, gira attorno al palazzo ed entra dal retro.
Sale le scale di marmo, il rumore dei suoi passi riecheggia nel corridoio di sicurezza, nessun altro rumore umano oltre a lei.
Entra nella penombra dell'open space dei merchandisers, uno stanzone con più di 30 scrivanie.
Comincia l'attraversata, lentamente.
Con il cuore in gola guarda con terrore a destra e sinistra, nessuno.
Procede.
Piano piano, si avvicina all'ultima tavolata sulla sinistra, la sua.
Un ultimo sguardo al lato destro: paralizzata. Bruce Springsteen la guarda fiero dal desktop di un pc.
Chi cazzo è già al lavoro oltre a me?
Tachicardia.
Si avvicina. nessuno. Solo spreco di corrente elettrica.
Così si ritrova trattenendo il respiro davanti alla sua postazione. Montagne di risme di carta. Il suo pc.
Lo faccio o non lo faccio?
E come un tuffo dagli scogli Viola, in un raptus di coraggio, apre il portatile del suo amore platonico e infila il famigerato post-it giallo dentro, sporge verso l'esterno di appena mezzo millimetro. Richiude il pc, e scappa verso il suo openspace. Tempo cronometrato dell'intera operazione: due secondi.

Ride di gusto. Ride a prescindere. Ride nel pensare lei fissare nel buio le scrivanie. Ride pensando all'espressione di lui quando aprirà il pc. Ride perché è viva.


Ora, stanno assieme? Hanno dei bambini bellissimi vestiti griffati? Sono usciti per una birra e hanno trascorso l'intera notte a fare sesso selvaggio? Dopo mesi di sguardi e bigliettini da tempo delle mele, cos'è successo?

Assolutamente niente. Lui non ha risposto, e dopo esser scomparso per una settimana è riapparso come se nulla fosse. Viola chiaramente se l'è messa via, se la ride al pensiero di quel post-it all'alba, ma nel dubbio, ha riattivato la foto su WhatsApp, ed ora ha un bel bikini giallo fosforescente e tante tette in mostra.



lunedì 25 gennaio 2016

There's a match!

Viola qualche anno fa era tornata a vivere nella provincia. Delusioni lavorative e forse un'importante tendenza al masochismo.
Vinta dalla diffidenza iniziale, viene spinta da un'amica milanese a scaricarsi Tinder. "Non è mai stato così semplice uscire con un ragazzo!" dice l'altra. E dato che conoscere gente nuova nella provincia pare pressoché un'utopia, scarica la famosa app che al tempo era sconosciuta ai più. Imposta il raggio entro i 30km, fascia d'età 28-35 e via! Una serie di volti conosciuti e una collezione di casi umani più unici che rari. Quando poi, eccolo: il bono vero. Moro, bello, non troppo fighetto, niente sopracciglia depilate, rugbista. Come non resistere e sganciargli il primo like della storia di Viola su Tinder? Pessima scelta. THERE'S A MATCH!
 
Fu così che i due cominciano a chattare. Chiaramente il manzo in questione non è della zona ma solo di passaggio per lavoro. Millanta che presto tornerà, ma i posteri confermeranno la sua sospettabilissima tendenza alle bugie. Però nei messaggi è brillante, spiritoso e ambizioso. Il ragazzo vive in un paesino sul mare del centro Italia, una località non proprio turistica, ma nonostante i km sembra intenzionato a conoscere la nostra eroina. Si scrivono per mesi, ad ogni ora del giorno e della notte, con cadenza e frequenza variabili, ma con un parterre di argomenti che manco nella sua ultima storia d'amore Viola credeva di esser riuscita a conoscere così a fondo il proprio compagno.
 
 
Mesi di scrittura, ma mai conosciuti di persona. Certo, facebook offriva qualche foto da studiare a fondo, ma i fiumi di parole non bastano e accendono in lei una curiosità che manco da bambina in attesa del Natale si ricordava di aver avuto! Così quando lui un bel giorno le propone di accompagnarlo in Sardegna a Settembre (possibilità di ferie inesistente) lei controffre un weekend libero. Lui, ignaro della predisposizione di Viola a cacciarsi in situazioni improbabili, le propone un weekend nelle sue terre, e lei, puntuale psicopatica alla ricerca di emozioni forti, accetta. Ed ecco che il nostro filosofo delle chat, forse cagandosi un po' addosso, scompare. Ma è fine estate, il mare è bello e Viola non è la prima volta che trascorre un weekend di vacanza da sola, così decide di partire a prescindere, al massimo ci rimedierà l'ultima tintarella della stagione!
 
Così scende nel cuore dell'Italia: l'appartamento per due notti, una macchina a noleggio, e un leggero bagaglio a mano con il minimo indispensabile. Il primo giorno se la passa a girare su è giù nell'entroterra dell'Appennino, quando sospinta dal vino del pranzo, decide di annunciare la sua presenza. Il ragazzo è intontito, non capisce... scompare per qualche ora e ritrovando due forme geometriche teoricamente sferiche nella parte australe del suo corpo, propone un drink serale.
 
 
 
Così eccola, ore 22.30 seduta sul marciapiede prefissato in attesa del bono della chat. Attende. Scrive all'amica. Fa un inutile giro tra le bancarelle della piazza per ingannare il tempo, tra album di figurine Panini Italia 90 e trionfi di t-shirt di contrabbando africano, come in ogni posto di mare che si rispetti. Ancora nulla. Quando improvvisamente eccolo spuntare al di là della strada: t-shirt eccessivamente aderente bianca che lascia ben poco all'immaginazione di Viola, inutile gilet aperto a mo' di copri spalle da tamarro, ma spalle e pettorali disegnati che urlano "sbattimi adesso", labbra carnose da "mordimi ancora", viso da baciare, e corpo da "te lo mangio". Ok, ritardo perdonato.
La serata è piacevole, parlano per ore di stronzate e accompagnandola all'appartamento avanza l'invito a cena per la sera successiva. Viola finge compostezza e lo saluta con un cordiale "ok ci penso ti faccio sapere domani", chiusa la porta dell'appartamento morde gli stipiti delle porte da quanto su di giri.
 
Così cercando di non accettare l'invito troppo presto, il giorno dopo conferma la cena. Lui risponde solamente con 3-4 ore di ritardo, ma non fornisce ne orari ne luoghi per l'incontro. Viola per non sbagliare rientra in appartamento a metà pomeriggio per rimediare all'insospettabile: silk-épil come fosse un tosaerba. Ore 18,30 e l'imbecille deve ancora fornirle un orario, ma Viola è in ferie, starà mica in appartamento ad aspettare un tamarro con il gilet per sapere a che ora la passerà a prendere? Sticazzi.
 
Decide allora per una tappa nel paese più vicino possibile giusto per essere reperibile per la conferma last-minute della cena. Fosse stato un altro, lo avrebbe mandato a cagare da tempo, ma è single da una vita e mezza, lui attizza l'ormone come pochi e scroccare una cena non ha mai fatto male a nessuno. Il paesino fa cagare, piccolo come uno sputo e scontato come tutte le località di mare dell'Adriatico. Viola passeggiando approfitta per comprare un paio di sandaletti da 4 soldi in un negozietto odoroso di plastica, sia mai che la serata termini rendendo grazie alle ore dedicate al silk-épil! Prezzo stracciato, carini, e soprattutto non pestilenti: le sue ginniche risentono del salso di mare della giornata e puzzano come una rete di pescatori. Idea geniale partire con un unico paio di scarpe!
 
 
 
Decide quindi di concedersi una birra in un posticino carino che ha adocchiato appena arrivata e si lascia consigliare dal ragazzo dietro al banco. La prima birra scende che è un piacere, e chiama di diritto la seconda. La brezza della sera che arriva, la pelle ancora scaldata dal sole, l'attesa snervante dell'imbecille che ancora non risponde, ed ecco che la terza birra viene da sé. Anche perché ormai il suo livello di ebbrezza è giunto a un livello tale che quella strada le sembra la più bella del mondo, ama quella birreria, ama quella cittadina dimenticata da Dio e privarsi della terza sarebbe un crimine.
Nel frattempo arriva il messaggio: cena confermata ore 21.
 
Ecco pareva brutto dire ad uno sconosciuto carino che era a schienarsi tre birre da mezzo da sola. Quindi il lampo di genio: "sono con Luca a fare aperitivo". E voi direte, chi cazzo è Luca? Frutto della sua fervida immaginazione? Invece no. Luca esiste davvero, e vive proprio in quel paesino buco di culo. Luca è il fratello gemello di un ex collega, che si è trasferito lì per amore. Luca esiste, vive e lavora lì, solo che tecnicamente Viola... non l'ha mai sentito! Ma suona meglio raccontare che fino alle 21 Viola è stata a ridere e scherzare con un vecchio amico invece di essere da sola, felice come una Pasqua, in una birreria a schienarsi mezzi litri consigliati dal ragazzotto dietro al banco. Punti di vista.
 
Torna quindi all'appartamento, approfitta del bagno e si fa trovare all'incrocio dove si erano salutati la sera prima. Completamente ubriaca. Lui galanteria, lei finge compostezza e ilarità, in realtà l'unica cosa che non può esprimere è sobrietà. E neanche serietà e grazia quando scendendo dalla macchina scivola in maniera rovinosa a terra. Come? Era di sicuro Saturno contro, o forse la combo di discesa di marciapiede infido ricoperto da sabbia invisibile versus suola intonsa di sandaletto da due soldi nuovo di zecca. Risultato? Caduta a terra con ginocchio sbucciato. Tempo 1 secondo. Viola vuole morire, ma per fortuna la birra era ancora padrona delle sue emozioni. Si limita a ridere di se stessa e, con ginocchio sanguinante, viene aiutata a rialzarsi con nonchalance d'altri tempi.
 
 
Epilogo?
 
Il tamarro intrattiene Viola con la scusa di un film in una maratona di sesso di ben 8 ore.
Viola chiaramente perde la testa e i due si sentono per parecchio tempo.
Chiaramente la storia non ha avuto seguito, ma un segno nella scarpiera è rimasto, testimone che una chat utilizzata con il fine di scopare non porta l'amore, ma un paio di scarpe nuove sì.
 
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lunedì 4 gennaio 2016

Chi non limona a capodanno.... si risparmia qualche figura di merda il giorno successivo

Capodanno 2016 in montagna con tre amiche single.

Chiaramente nessuna di noi scia, ma non te lo fai capodanno a Courma? Bagagliaio pieno di vestiti inutili, quantitativo imprecisato di bottiglie di vino (che non sia mai che si rimanga senza!), libro da leggere in compagnia sulle leggi del fascino (lettura immancabile per capire i limiti dei disastri di Viola) e... via in direzione Val d'Aosta!


Trascorriamo il pomeriggio a chiamare inutilmente ogni locale della zona con scarsissimi risultati, quando una delle tre, che fino a quel momento si era astenuta dal chiamare, osservandoci perplessa avvolta nel suo telo e fresca di doccia, con un unico tentativo (UNO) e con una semplicità disarmante chiede se è disponibile un tavolo per quattro ragazze.
Cit. "HA CHIESTO DAVVERO UN TAVOLO PER QUATTRO RAGAZZE CON QUELLA VOCE?"
Et les jeux sont faits! Alle ore 16,30 abbiamo Capodanno in pugno: cenone con festa tipo disco in rifugio prenotata. Siamo un po' dubbiose non conoscendo il posto e il target della gente, ma Francesco al telefono è più che gentile accordandoci uno sconticino, e Instagram ci conferma essere anche piuttosto figo. Avrà degli amici no? Andiamo!

Mollata la giacca, Viola si cementifica affianco al bancone del bar affollato di flûtes di prosecco studiando con l'amica i camerieri, mentre le altre due fumatrici all'esterno fanno conoscenza con una coppia fratello/sorella ungheresi ambigui ma simpatici. Ci sono molte compagnie, anche con tamarri non indifferenti, primo su tutti un pappone romano che continua a fare il piacione gradasso con noi mentre la sua accompagnatrice russa magrissima chiaramente super topa e oca da morire squittisce per la sala sui suoi tacchi a spillo. In rifugio. A 1702m. Vabbè.

Viola ha solo un obiettivo in testa: ubriacarsi, quindi quando vede una bottiglia di Ferrari uscire dal bancone pensa bene di prenderla con sé. Wow, qui sì sanno come si festeggia un countdown! Un ragazzo la ferma e le dice di sganciare la bottiglia. COL CAZZO. Ci riprova ridendo. PIUTTOSTO LA MORTE. Le punta un indice addosso e con voce irosa afferma che la bottiglia è sua e se l'è portata su da Parma per il capodanno. OK MI HAI CONVINTO.

Attendono così le nostre eroine il conto alla rovescia con il naso all'insù per guardare i fuochi, quando magicamente affianco compaiono i due fratelli ungheresi. Viola così fa la loro conoscenza e viene colpita dal fratello, un biondino giovincello molto di compagnia. E' ufficialmente scattata l'ora dei super alcolici e Viola continua a chiacchierare anche con la sorella una volta rientrate, tanto che le due si scambiano anche il numero di telefono. Friends will be friends.

 
Scatta l'ora disco music e qui il Cuba Libre diventa protagonista indiscusso della peggiore dance hall che la Milano che conti possa sperare di trovare a Courmayeur. Viola inspiegabilmente si ritrova a due centimetri dal naso dal biondino ungherese, ed essendo chiaramente ubriaca, eccitata ed è capodanno, pensa bene di inaugurare il 2016 con un bel limone ben ricambiato. La temperatura sale, ma la sorella è giustamente allergica a quella musica da villaggio turistico di bassa lega, così i due fratelli ungheresi abbandonano il rifugio.

Viola raggiunge le amiche al banco del bar dove, rullo di tamburi, stanno parlando con l'incazzoso parmigiano della bottiglia del Ferrari. Viola cerca di scusarsi, è totalmente fuori controllo. Cerca di scusarsi ordinando per il ragazzo un buon cocktail perché Lei ne sa, lei ha visto il Tanqueray da qualche parte. Ed ha visto bene, ma ne è rimasto solo per un cocktail, chiaramente il suo. Vuoi mai che rinuncio ad un cocktail decente per un ragazzo a cui ho appena tentato di inculare una bottiglia di spumante? Chiaro che no, ma irrazionalmente Viola pensa bene di far partire un bel limone anche con lui. Meno scenico e troncato dalla domanda di lui "Quanti altri ragazzi hai già baciato stasera?" Domanda giusta nel momento sbagliato.

Viola quindi cerca le amiche in pista, cerca la sua borsa, controlla se il cardigan è ancora sulla sedia. E quando si rialza vede che il bel figlio del proprietario del locale, Francesco, Mr. Tavolo x4 alle 16.30 a bordo pista. Gli passa affianco volteggiando con fare lascivo e in tempo record sta già regalando baci alla francese anche al bel moro. Che probabilmente più arrapato di lei se la carica in braccio e come David Copperfield, fa sparire entrambi dietro ad una porta che porta giù in uno scantinato. La luce in fondo alle scale, l'assorbente interno, Viola torna lucida per un secondo e riesce a sgusciare dalla morsa del moraccione con la scusa dell'ora e dell'ultima funicolare.

Il giorno successivo l'ungherese torna alla carica, recuperando il numero di Viola dalla sorella: hanno lasciato qualcosa in sospeso, dice lui. E' carino, sei in vacanza, e non trombi troppo spesso, pensa lei. Così si rivedono in compagnia anche la sera successiva. Lui è piacevole, carismatico e pensa bene di viziare le amiche con trattamenti per il viso con cosmesi di lusso in negozio (aperto solo per loro) a mezzanotte, con la speranza di imbarcarsi la limonatrice pazza. Viola però è dubbiosa, lei e le ragazze dormono a 10km da Courmayeur e la mattina successiva c'è una fantastica giornata alle terme che le aspetta. Così magari finisce anche il ciclo. Domani.

 
E così l'indomani, al loro risveglio, nell'inverno più asciutto che l'ultimo secolo ricordi, ad attenderle... la bufera di neve! Non semplice nevicata: b-u-f-e-r-a: 30cm di neve in sole tre ore, e turbinii di fiocchi che incessantemente hanno finalmente imbiancato le Alpi salvando la stagione sciistica da un lato, e compromettendo seriamente la trombata di Viola. Quando dicono i segni del destino! Ma Viola ci pensa e ci ripensa, lei ha voglia del suo trofeo e quindi nonostante le amiche decidano di trascorrere quell'ultima serata vicino casa all'insegna di vino rosso, fonduta e Paolo Fox, lei riesce a infilarsi sullo shuttle riservato ai clienti delle terme e farsi scarrozzare in centro a Courmayeur, dove il biondino la accoglie molto soddisfatto.

Ma prima della notte di sesso (che Viola nel suo immaginario incornicia come un "in tutti i luoghi e in tutti i laghi"), l'ungherese propone di cenare nel ristorante vicino con la sorella. Perché no, al fin dei conti hai mangiato solo yoghurt e semi di zucca in accappatoio tutto il giorno! E mentre la sorella ordine una bottiglia di Bellavista per salvare la sua personale giornata di merda, alle spalle della nostra eroina qualcosa di più assurdo si stava delineando. Il ragazzo risale trionfante e annuncia "Ragazze ci spostiamo nel tavolo per 4, mangia con noi anche FRANCESCO!" - aka limone n°3 di capodanno. Francesco e il sottoscala. Ciao Francesco!

La cena più bella dell'anno. In un momenti di confidenza tra donne, la sorella racconta di aver avuto una breve ma intensa storia di sesso con il Francesco, ma sono rimasti amici. Anche lei. Il fratello continua a baciare Viola, a stringerle la mano sotto il tavolo e a riempire i calici mentre Francesco, chiaramente seduto davanti Viola, non riesce a trattenere una serie di frecciatine e battute sul livello di ubriacatura di "certe" persone alla festa, sul fatto che l'ungherese a fine serata fosse scomparso -Avevi per caso tentato di portare lei nel sottoscala? "Ma magari figurati, sono sceso molto prima!", propone addirittura un weekend in primavera tutti e 4 appassionatamente! OK, vi prego di fucilarmi qui e ora. Ammetto di aver peccato.

Superata la cena indenne, finalmente Viola riuscì a condividere il letto con il giovane montanaro.
Che per quanto fresco, aitante e motivato, probabilmente turbato dal vino o dal malocchio lanciato dal Francesco, verrà ricordato più per la maschera di Cleopatra che per altri tesori.